Addio a Franco Di Mare, giornalista fino alla fine

L’ex direttore di Raitre è scomparso a 68 anni. Napoletano, era stato inviato sui fronti di guerra E aveva denunciato da Fazio, e in un libro, di aver contratto così il mesotelioma che l’ha portato via

Franco Di Mare in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti Rai per la stagione autunno/inverno 2013/2014, Roma, 25 giugno 2013. ANSA/GUIDO MONTANI
Franco Di Mare in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti Rai per la stagione autunno/inverno 2013/2014, Roma, 25 giugno 2013. ANSA/GUIDO MONTANI
di Luciano Giannini
Sabato 18 Maggio 2024, 08:17 - Ultimo agg. 15:09
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È stato direttore di Raitre, vice di Raiuno, conduttore di «Uno mattina» e di «Frontiere», scrittore ma, innanzitutto, è stato giornalista, e della genia migliore; al punto di rendere pubblica la malattia che lo ha ucciso a 68 anni; e non per prurigine narcisistica; per arginare la solitudine dell’agonia; o per venalità. Il suo è stato un atto di denuncia civile, - condotta col garbo di un gentiluomo - sul delitto d’amianto. È morto ieri a Roma Franco Di Mare, «abbracciato dall'amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall'affetto degli amici più cari». Tanto si legge in un comunicato della famiglia. A divorarlo è stato un mesotelioma. Lo rivelò il 28 aprile a Fazio, ospite di «Che tempo che fa»: «Un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell'aria. Le sue particelle sono seimila volte più sottili di un capello e si respirano. Gli effetti si manifestano anche 30 anni più tardi».

Sull’argomento Franco ha scritto anche un libro, piccolo ma denso, Le parole per dirlo, fresco di stampa: «La mia», si legge a pagina 94, «non è una malattia attribuibile al destino baro, non si tratta di una di quelle pene che vengono comminate al povero ammalato dalle ubbie di un fato avverso e cinico. A me il mesotelioma non è mica arrivato per caso. Io me lo sono proprio andato a cercare. In modo inconsapevole, certo». Dove? Nei tanti teatri bellici, di cui è stato testimone vigile e onesto. L’elenco è lungo: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente, America Latina. Probabilmente il fiele in polvere fu inspirato durante la guerra balcanica. Anni 90. Contro quegli orrori Franco realizzò anche uno spettacolo teatrale, «Amira».

La morte fa sempre scalpore. La sua di più. Già l’agonia ha subito il veleno delle polemiche. «È stato un furbetto», ha sussurrato qualcuno. Si riferiva alla contesa ingaggiata con la Rai, per troppo tempo sorda alle richieste di ottenere lo stato di servizio con cui ricostruire la diagnosi ai fini del risarcimento danni. Da Fazio, Franco usò un aggettivo sul comportamento dell’azienda: «Ripugnante». E additava non gli attuali dirigenti, bensì quelli precedenti. L’attuale Ad, Sergio, ha ammesso: «Non ne sapevo niente». Poi, ha subito provveduto: la documentazione ufficiale è stata recapitata al giornalista, via Pec, l’8 maggio scorso. Ora, però, l’Inail dovrebbe certificare il legame tra le trasferte e la malattia.

Per giunta, il suo caso segue di poco la scomparsa di un altro dipendente Rai, Mariusz Marian Sodkiewicz, che denunciò l’azienda collegando la stessa malattia all'amianto presente, stavolta, non in zone di conflitto, ma nella sede romana della tv pubblica, in cui ha lavorato per 22 anni. Sul caso indaga la Procura di Roma. Insomma, non finirà qui.

Un napoletano d’anima, Franco. È ancora vivido il ricordo personale del cronista venticinquenne, impegnato e sorridente, desideroso di fare la propria parte nella redazione locale dell’«Unità», al principio degli anni 80: entusiasmo, temperamento, onestà intellettuale, franchezza intrisa di umanità trasparivano dal suo fresco volto. Era epoca dura, quella, impegnativa: il terremoto; la vetero camorra; e un sindaco diverso, Valenzi, simbolo di un rinascimento partenopeo quotidianamente aggredito dal vecchio sistema di potere e clientela. Gli uffici dell’«Unità e di «Paese Sera» servivano a sostenere il galantuomo del rinnovamento.

Giornalista professionista nell’83, l’«Unità» lo volle a Roma due anni dopo. Nel ’91 l’assunzione in Rai, redazione esteri del Tg2; nel ’95 la qualifica di inviato. Da allora Franco raccontò la malattia della guerra in svariate forme e continenti, firmando anche inchieste, reportage, documentari, dossier geo-politici e interviste prestigiose. Nel 2002 il passaggio al Tg1. Al 2003 risale la prima conduzione televisiva, «Uno mattina estate», cui seguirono «Uno mattina week-end» e «Uno mattina»; quindi, «Sabato e domenica», programma d'informazione e attualità, leader di ascolti nella fascia mattutina; e il settimanale d’inchiesta «Frontiere». Nei suoi libri, manifestò la passione e l’impegno per il mestiere, che lo rese testimone di quel crudo distillato di dolore che è la guerra; ma anche l’amore.

E il suo ultimo atto d’amore è stato il matrimonio con Giulia Berdini, tre giorni fa. Un addio, ma anche un bacio finale a quella donna più giovane di lui di 33 anni, incontrata al bar della Rai. Franco Di Mare è stato sposato per quindici anni con Alessandra. Reduce da un primo matrimonio, durato dal 1997 al 2012, Di Mare se ne era innamorato iniziando con lei, nel 2017, una relazione: «Mi ha contagiato con il suo sguardo allegro sulla vita che temevo fosse andato perduto. Annoiarsi, accanto a lei, non è mai stato possibile», aveva raccontato.

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