Don Patriciello, ora De Luca corregge il tiro

Il Governatore stempera i toni dopo la polemica con il sacerdote del parco Verde

Il ministro Gennaro Sangiuliano con don Maurizio Patriciello
Il ministro Gennaro Sangiuliano con don Maurizio Patriciello
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 13 Maggio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 14 Maggio, 07:33
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Nella querelle De Luca-don Patriciello siamo (forse) all’ultimo atto. Dopo aver dato fuoco alle polveri, con un affondo contro il prete coraggio del Parco Verde di Caivano che ha scatenato una serie di indignate, inevitabili reazioni, è lo stesso Governatore a smorzare i toni della polemica: «C'è una grande mistificazione. La mia polemica era contro la Meloni», ha chiarito il presidente della giunta regionale della Campania.

Ieri Vincenzo De Luca era presente alla cerimonia di inaugurazione di alcune strutture sportive all’interno dello stadio Collana di Napoli, ed è lì che ha risposto alla domanda di una giornalista che gli chiedeva se la polemica con il parroco del Parco Verde a Caivano potesse considerarsi chiusa. «La Meloni - ha risposto - ha utilizzato la presentazione di un progetto istituzionale per fare una sceneggiata.

Si chiama politica politicante, cialtroneria. E la mia polemica è nei confronti di questo clima».

Un passo indietro, o meglio un chiarimento, o forse più semplicemente una interpretazione “autentica” del suo stesso pensiero.

Eppure fino a qualche ora prima, De Luca non sembrava intenzionato a fare un passo indietro rispetto a quanto aveva affermato venerdì, nel consueto collegamento del fine settimana su Facebook: definendo don Maurizio Patriciello “il Pippo Baudo dell’area Nord di Napoli”, dopo la partecipazione del parroco al convegno sul premierato organizzato da Palazzo Chigi. In una lettera il sacerdote aveva replicato, sperando di ricevere delle scuse da parte del Governatore della Campania.

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Ma De Luca, tutt’altro che aperto a questa possibilità aveva rimarcato la propria posizione in una nota nella quale dichiarava “con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra». E non solo: il presidente della giunta regionale De Luca parlava di “innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta”. E per finire, lanciava un suggerimento al parroco della chiesa di San Paolo Apostolo al Parco Verde, suggerendogli di accettare certi commenti più a cuor leggero se decide di partecipare a eventi politici: «Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante».

Ieri, dal Collana, l’ultimo capitolo scandito da queste parole: «La lotta alla camorra non c’entra niente. C’entra solo la strumentalizzazione che si è fatta di artisti, cantanti e altri. La lotta alla camorra la si fa creando lavoro. E chi non può parlare di lotta alla camorra è il governo Meloni che tiene bloccate le risorse da più di un anno. La lotta alla camorra si fa con il lavoro, non con la demagogia e spaccando l’Italia».

Don Maurizio, intanto, ha incontrato ieri pomeriggio il prefetto di Napoli, Michele di Bari. Un appuntamento, fanno sapere fonti della Prefettura, che era già programmato da tempo. All’incontro - sul quale non è stata rilasciata alcuna nota ufficiale - era presente anche il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo.

Da quando si è insediato nel capoluogo campano, il prefetto Michele di Bari ha avuto modo di incontrare diverse volte il sacerdote minacciato dalla camorra, anche in occasione delle numerose visite istituzionali di alcuni ministri a Caivano. Nel 2022 don Patriciello fu oggetto di un inquietante raid: qualcuno fece esplodere all’esterno della sua parrocchia una potente bomba carta. Un messaggio chiaro e inequivocabile dei camorristi che gestivano le 13 piazze di spaccio presenti all’interno del Parco Verde. In seguito a quell’episodio il sacerdote è finito sotto scorta.

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