Sannio, sos cinghiali ma arriva l'esercito: «Bene la task force»

Convince il piano per gli abbattimenti, dalla Regione l'ok per i corsi per incrementare i selettori

Sannio, sos cinghiali ma arriva l'esercito
Sannio, sos cinghiali ma arriva l'esercito
di Antonio Martone
Sabato 4 Maggio 2024, 08:59
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La costituzione di una task force, formata da cacciatori e militari dell'esercito, per l'abbattimento di cinghiali, voluta dal ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida al fine di contrastare la diffusione della peste suina africana, è stata accolta con soddisfazione nel Sannio. A cominciare dal presidente provinciale e vice leader nazionale della Coldiretti Gennarino Masiello, che nel frattempo traccia un mini-bilancio dei danni provocati nell'agricoltura in questi anni dagli ungulati.

«Ben venga anche l'esercito per salvare l'agricoltura sannita. Non ne possiamo più. Quello dell'invasione dei cinghiali è un tema che va affrontato con grande chiarezza e determinazione da tutti. Sono anni che ne parliamo e, a dire il vero, finora non si è riusciti a mettere in piedi misure per contenere il fenomeno. Nei vari incontri territoriali con i nostri associati, abbiamo avuto modo di verificare che il problema è comune per tutte le imprese agricole. I cinghiali mangiano di tutto, addirittura l'uva prima del raccolto e le olive. Per non parlare nella cerealicoltura, dal grano al mais. Insomma, danneggiano tutto quello che produciamo, compresi i danni da calpestio per gli ortaggi.

Le conseguenze a livello economico sono rilevanti, decine di milioni di euro in questi ultimi anni mandati in fumo. Adesso c'è anche lo spauracchio della peste suina, che sterminerebbe allevamenti grandi e piccoli».

Nel Sannio, finora, non sono stati segnalati casi di peste, tranne piccoli focolai subito circoscritti o falsi allarmi, ma nel settore regna grande preoccupazione. Il termometro della situazione si misura nelle parole dell'amministratore della «Sui.san» Cristoforo Napolitano: «Accogliamo con grande gioia e soddisfazione la decisione del ministro. Ci auguriamo che l'intervento sia fortemente radicale per fare in modo che si risolva questo problema. Noi operatori non dormiamo la notte e ci chiediamo per quale motivo abbiano atteso fino ad oggi, quando si poteva agire già da prima. La soluzione ideale è proprio quella di affiancare i cacciatori ai militari. La nostra azienda, più di altri, è esposta a questa epidemia. Il nostro, infatti, è un allevamento dedito alla riproduzione, siamo moltiplicatori e un'eventuale epidemia avrebbe effetti nefasti. Non a caso stiamo attuando un'azione di biosicurezza molto intensa e partecipato al bando straordinario dell'assessorato all'agricoltura per una recinzione più forte e resistente, al fine di bloccare i cinghiali vacanti. Siamo terrorizzati - sottolinea -. Se malauguratamente dovessimo avere questo contagio, sarebbe la fine. Poi ci vorrebbero 2 o 3 anni per tornare a regime. Infine, abbiamo dovuto far firmare anche un protocollo ai nostri dipendenti. Nessuno di loro deve raccogliere funghi, lumache o fare passeggiate nei boschi. Stiamo sostenendo dei costi enormi».

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Sulla stessa lunghezza d'onda Liana Grieco, titolare di un allevamento alle porte della città: «Stiamo vivendo un incubo, la peste suina africana potrebbe essere dietro la porta e per evitare ciò ci stiamo sobbarcando maggiori spese. Un ringraziamento a chi ha deciso di intervenire in maniera decisa per eliminare questa piaga, che sta condizionando noi allevatori e l'agricoltura sannita. Ricordo solo che il pil sannita in caso di contagi avrebbe danni economici rilevanti».

Nella provincia di Benevento, importante distretto suinicolo regionale e con una popolazione di cinghiali stimata tra i 18mila e i 20mila esemplari, il numero degli abbattimenti richiesti nel 2024 (tra braccate e selezione) è pari a 6.378. Per la cronaca, nel 2023 si sono registrati gli abbattimenti di 3.200 cinghiali. Per raggiungere questi obiettivi sarà importante una piena sinergia tra uffici provinciali della Regione e Atc di Benevento, di cui fanno parte associazioni venatorie, agricole e ambientalisti. Ultimamente sono stati approvati dalla Regione ben 10 corsi, il primo avrà inizio oggi a Molinara, in modo da incrementare il numero dei selettori (attualmente 170). I militari chiamati in questa fase a collaborare con i cacciatori selettori, per l'intera Campania, sono solo 177. «Il numero dei militari - racconta l'imprenditore agricolo Gennaro Palumbo - deve assolutamente essere aumentato perché l'intervento non deve essere di facciata. Mi risulta, infatti, che in tutta la regione ci siano tra i 120mila e i 140mila esemplari». Infine, da non sottovalutare il problema della sicurezza. In città, negli ultimi mesi, sono stati numerosi gli avvistamenti, le catture e anche i tentativi di aggressione nei pressi delle abitazioni.

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